Archivio per Danubio

Vie che attraversano il tempo

Posted in I nostri viaggi, Strade da raccontare, Strade inventate with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on aprile 22, 2008 by guatantavara

I ricordi cominciano nella sera
sotto il fiato del vento a levare il volto
e ascoltare la voce del fiume. L’acqua
è la stessa, nel buio, degli anni morti.

Ho sempre pensato ai fiumi come strade che attraversano il tempo.

Che alla sorgente partono da Gerico e alla foce arrivano a Trantor. Fin dai tempi della scuola. Quando studiare geografia era come viaggiare nel tempo. Il Tigri e l’Eufrate – sono certo che io sono nato lì, da qualche antenato lontano – che proteggevano la Mesopotamia. Il Nilo, che non immaginavo nemmeno quanto è bello davvero quando ci scivoli sopra. Tutti i nomi bellissimi e placidi dei fiumi degli angoli di mondo. Rio delle Amazzoni, Mississipi-Missouri, Omo Bottego, Orinoco, Congo. Indo, Gange e Bramaputra. Il Fiume Giallo e il Fiume Rosso. Le cantilene esotiche… Don, Dnjepr, Dnjestr. Volga e Danubio. I fiumi del Risorgimento e delle guerre, Piave, Isonzo, Tagliamento.

Ed eccoli i miei fiumi. La foce del Sangro. Dove non puoi non giocare a fare l’ombra che si muove al crepuscolo. Lanciando sassi al mondo.

I versi con cui ho aperto questo articolo sono di Cesare Pavese, uno che sapeva vedere nelle cose attorno a noi i segni che ci portiamo dentro e che sapeva scrutare l’animo umano, forse più quello degli altri che il proprio, come spesso capita anche ai comuni mortali. Le sue poesie sono piene di paesaggi, dentro i paesaggi strade, città e fiumi, dentro le strade, le città e i fiumi – anzi, come strade, città e i fiumi – ci siamo noi e le nostre anime.

E per accompagnarmi in questo viaggio sul fiume ho scelto altri tre poeti. Diversi e uguali, come al solito. Sono Holderlin, Whitman e Ungaretti. Parlano di fiumi anche loro. Proprio come fossero vie che attraversano il tempo.

Mi tengo a quest’albero mutilato / abbandonato in questa dolina / che ha il languore / di un circo / prima o dopo lo spettacolo / e guardo / il passaggio quieto / delle nuvole sulla luna

Stamani mi sono disteso / in un’urna d’acqua / e come una reliquia / ho riposato

L’Isonzo scorrendo / mi levigava / come un suo sasso

Ho tirato su / le mie quattr’ossa / e me ne sono andato / come un’acrobata / sull’acqua

Mi sono accoccolato / vicino ai miei panni / sudici di guerra / e come un beduino / mi sono chinato a ricevere / il sole

Come fa a non essere un viaggio nel tempo la Moldava vista dal castello di Hradcany?

E quel ponte senza tempo sull’Hudson, a cavallo di NYC, non sembra attraversare epoche lontane?

Questo è l’Isonzo / e qui meglio / mi sono riconosciuto / una docile fibra / dell’universo

Il mio supplizio / è quando / non mi credo / in armonia

Ma quelle occulte / mani / che m’intridono / mi regalano / la rara / felicità

Ho ripassato / le epoche della mia vita

Questi sono / i miei fiumi

Questo è il Serchio / al quale hanno attinto / duemil’anni forse / di gente mia campagnola / e mio padre e mia madre

Questo è il Nilo / che mi ha visto / nascere e crescere / e ardere d’inconsapevolezza / nelle estese pianure

Questa è la Senna e in quel suo torbido / mi sono rimescolato / e mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumi / contati nell’Isonzo

Questa è la mia nostalgia / che in ognuno / mi traspare / ora ch’è notte / che la mia vita mi pare / una corolla di tenebre

Questo il mio Nilo

questa la mia Senna

Visti dall’alto i fiumi sembrano lo scheletro della terra.

Visti dai ponti sembrano libri di storia che ti scorre accanto.

Come l’uccello del bosco s’invola sopra le cime,
Si lancia sul fiume che accanto ti corre splendendo,
…… Agile e forte il ponte
……… Che di carri e d’uomini suona
Come mandato da dèi, una volta m’avvinse un incanto
Sopra quel ponte, mentre l’attraversavo,
…… E di laggiù nello sfondo dei monti
……… Malioso m’appariva il lontano,
E il giovane fiume fuggiva, ilare e fosco, alla piana
Come il cuore che oppresso dalla sua troppa bellezza,
…… Per trapassare amando
……… Nei flutti del tempo si scaglia.

Al crepuscolo assumono i colori del sogno

Visti dal basso, sembrano i luoghi delle favole.
Come il fiume sconosciuto incrociato sulla D71, nel cuore di Bretagna

Tra la marea di Mont Saint Michel e le onde selvagge di Quiberon. Dove sicuramente si nasconde qualche cavaliere di Re Artù. A trovarla , da qualche parte ci sarà anche Morgana.

O i fiumi di Camargue, che sembrano liquefarsi nella palude, attirando le fronde degli alberi come per un ultimo saluto.

Terre di dormienti, liquidi alberi!
Terre del tramonto andato – terre delle montagne dalle
vette di nebbia
Terre del vitreo scorrere della luna piena tinta di blu
Terre dello splendore e dell’oscurità che screziano
l’acqua del fiume!
Terre del limpido grigio di nuvole più vivide e più chiare
per amor mio!

Ogni fiume sembra avere un’anima, un’anima che vi scorre dentro e ci racconta del mondo che ha visto fin lì. E tutti insieme i fiumi sembrano venare il mondo.

Il fiume di Rovaniemi si chiama Kemijoki. Dall’alto ci vedi i tronchi galleggiare e toccarsi, farsi i dispetti, montandosi sopra a turno e facendo spruzzi d’acqua schioccando . Se vai loro vicino li senti parlare e raccontarsi l’uno con l’altro del bosco da cui vengono. Ti dicono dei mille laghetti che hanno superato per arrivare fin là.

Cambia colore al tramonto Kemijoki, e altri tronchi arrivano e si acquattano placidi rubando l’ultimo sole

e al mattino sembra freddo come un inverno del Nord

Il Danubio non smette mai il suo colore di piombo mentre si perde a vista d’occhio, tra il crollo dei muri e le speranze crollate

Il delta del Po ti fa perdere come in un labirinto dove regnano animali silenziosi,

fronde invaghite del vento. Orizzonti

che galleggiano nel nulla del cielo.

Il Tamigi notturno si perde nella pagina nera come un passo solitario